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domenica 17 novembre 2019
Mele cotogno
Nel parco delle Valli, abbiamo alcuni alberi di melo cotogno, situati in prossimità dell'entrata di via Val D'Ala 19.
Il melo cotogno (detto anche pero cotogno) è una pianta della famiglia delle rosacee e al genere Cydonia. È uno dei più antichi alberi da frutto conosciuti: era coltivato già nel 2000 a.C. dai Babilonesi, tra i Greci era considerato frutto sacro ad Afrodite e in epoca romana era ben noto.
L’Albero ha piccole dimensioni tra i 4 e 8 metri di altezza con una bella chioma allargata, e foglie di tipo caducifoglie. Le nuove foglie primaverili sono pubescenti, ovvero sono ricoperte da una sottile peluria, sono grandi, ovali, e di colore chiaro; a inizio primavera il cotogno produce fiori a cinque petali, di colore bianco, rosato o aranciato, simili a piccole rose semplici. In estate ai fiori seguono i frutti, dei pomi dalla forma tondeggiante o allungata, in genere abbastanza bitorzoluti e disuniformi, che presentano una polpa dura e compatta, immangiabile nei frutti anche se maturi; i frutti di cotogno sono di colore giallo oro, anche se appaiono quasi grigia a causa della peluria sottile che li ricopre, simile a quella delle pesche, salvo per il fatto che appoggia soltanto sulla buccia lucida, e si stacca semplicemente sfregando i frutti con le dita
I frutti maturano fra settembre ed ottobre.
Le mele cotogne in Italia sono poco diffuse anche per il fatto che è necessario cuocerle per poterle mangiare ma è possibile trovarle nelle ricette di moltissimi piatti regionali, e quindi in autunno quando spiccano dorate tra la vegetazione, è possibile trovarle nei negozi più forniti di frutta particolare.
Originario dell'Asia Minore e della zona del Caucaso, oggi è diffuso principalmente nell'areale occidentale del Mediterraneo ed in Cina; un tempo molto diffuso anche in Italia, dagli anni '60 ad oggi si è verificata una notevole contrazione della produzione dato che la distribuzione dei frutti non interessa le grandi reti commerciali. In Italia risulta uno degli alberi da frutto di più facile coltivazione; infatti il melo cotogno non teme il gelo invernale, né la siccità ed il caldo estivi, e in genere non viene attaccato dagli afidi, in quanto la peluria presente sui germogli fa preferire agli insetti altri alberi più “disponibili” a farsi colonizzare. Anche i frutti temono poche avversità, visto che la loro polpa di consistenza quasi legnosa li rende abbastanza refrattari agli insetti.
L’albero va posizionato in terreni freschi e non eccessivamente sabbiosi, ma abbastanza ben drenati, senza eccessive quantità di materiale organico. Non ama particolarmente i terreni calcarei, soprattutto se molto compatti. Predilige posizioni soleggiate, ed è consigliabile evitare di posizionare i piccoli alberi a mezz’ombra o all’ombra, per evitare di perdere completamente la fioritura, che necessita di luce solare diretta per presentarsi. In genere si tratta di alberelli robusti, che sopravvivono anche in condizioni estreme, come il gelo intenso o la siccità estiva; chiaro che le gelate tardive possono rovinare la fioritura, e lunghi periodi di siccità estiva possono causare la cascola dei frutti. Quindi, se viviamo in una zona caratterizzata da inverni decisamente molto rigidi, è opportuno trovare per il nostro cotogno una posizione riparata dal veno, come potrebbe essere una aiuola posizionata a sud della casa, ma vicino ai muri perimetrali. Per le problematiche riguardanti la siccità invece, risolviamo con le annaffiature: alberelli adulti di cotogno tendono ad accontentarsi dell’acqua fornita dalle piogge; se desideriamo un raccolto abbondane è bene ricordarsi di annaffiare gli alberi con regolarità, fornendo circa una trentina di litri a settimana (per alberi di buone dimensioni), da aprile fino a settembre.
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Biodiversità
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